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Recensione su ARCHI magazine del cd "Ad Antiqua, music for cello solo"

Il titolo di questa antologia dedicata al violoncello viene dall’ultimo brano, la Suite n.3 “Ad Antiqua” composta dallo stesso esecutore. Davvero il fiorentino Cosimo Carovani, violoncellista del Quartetto Indaco, è un musicista all’antica. È un interprete ma anche un compositore, che ha costruito il suo CD come un percorso di meditazione attraverso pagine del Novecento storico e contemporanee nelle quali scorre il ricordo del passato, in particolare della musica barocca e della musica rinascimentale. Carovani presenta pagine molto brevi, nessuna delle quali raggiunge i cinque minuti, nemmeno i singoli brani della Suite di Britten e della sua Suite, eppure siamo lontani da un’impressione di frammentarietà. Fin dall’inizio è fissato il tono dominante dell’antologia, con la cupa e introversa Elegia del finlandese Aulis Sallinen, percorsa dalle stesse misteriose risonanze

si impone per l’invenzione melodica dal sapore rinascimentale del primo movimento e il virtuosismo demoniaco del secondo, un virtuosismo reso incandescente dall’interpretazione di Carovani e che ritroviamo nel Finale I della Suite n.3 dello stesso violoncellista fiorentino. Come abbiamo visto, però, la Suite n.3 è una pagina attraversata anche da altre suggestioni, tra recuperi neoclassici di antiche danze (c’è una Pavana in cui il violoncello sembra trasformarsi in liuto) e momenti di malinconica contemplazione (su tutti il Fugato, ispirato alla musica di John Dowland); l’intimismo dell’ultimo brano della Suite chiude circolarmente il percorso del CD rimandando, sia pure in modo vago, al clima dell’Elegia di Sallinen posta in apertura.




Luca Segalla

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