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Recensione su ARCHI magazine del cd "Ad Antiqua, music for cello solo"

  • Immagine del redattore: cosimocarovanicello
    cosimocarovanicello
  • 14 gen 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

Il titolo di questa antologia dedicata al violoncello viene dall’ultimo brano, la Suite n.3 “Ad Antiqua” composta dallo stesso esecutore. Davvero il fiorentino Cosimo Carovani, violoncellista del Quartetto Indaco, è un musicista all’antica. È un interprete ma anche un compositore, che ha costruito il suo CD come un percorso di meditazione attraverso pagine del Novecento storico e contemporanee nelle quali scorre il ricordo del passato, in particolare della musica barocca e della musica rinascimentale. Carovani presenta pagine molto brevi, nessuna delle quali raggiunge i cinque minuti, nemmeno i singoli brani della Suite di Britten e della sua Suite, eppure siamo lontani da un’impressione di frammentarietà. Fin dall’inizio è fissato il tono dominante dell’antologia, con la cupa e introversa Elegia del finlandese Aulis Sallinen, percorsa dalle stesse misteriose risonanze

si impone per l’invenzione melodica dal sapore rinascimentale del primo movimento e il virtuosismo demoniaco del secondo, un virtuosismo reso incandescente dall’interpretazione di Carovani e che ritroviamo nel Finale I della Suite n.3 dello stesso violoncellista fiorentino. Come abbiamo visto, però, la Suite n.3 è una pagina attraversata anche da altre suggestioni, tra recuperi neoclassici di antiche danze (c’è una Pavana in cui il violoncello sembra trasformarsi in liuto) e momenti di malinconica contemplazione (su tutti il Fugato, ispirato alla musica di John Dowland); l’intimismo dell’ultimo brano della Suite chiude circolarmente il percorso del CD rimandando, sia pure in modo vago, al clima dell’Elegia di Sallinen posta in apertura.




Luca Segalla

 
 
 

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